Chi ben comincia diventa... Giudice!!!
Di Carla Rotini
Intervista ad Alessandro Ghibaudo (pubblicata su Vanity Maine)
Tra le tante coccarde che circolano nel nostro ambiente ne manca una che avremmo voluto appendere fuori dalla porta del Maine Coon Club: l’equivalente del fiocco rosa e azzurro per i nuovi arrivi, solo che noi vorremmo annunciare al mondo che si è laureato un nuovo giudice internazionale!
Il 12 novembre ha sostenuto l’ultimo esame e ci ha regalato una grande soddisfazione ottenendo un punteggio molto alto. Come dire un Best of Best 1°!
Ma a te quando è venuto in mente la prima volta di fare il giudice?
AG: figurati che a me non piacevano i gatti. Avevo 15 anni e mia sorella ha cominciato a chiedere un gatto. Io volevo un cane. Mamma (Michela Colli Vignarelli n.d.r.) ci ha detto che saremmo andati ad una esposizione felina a scegliere un gatto e lì ho voluto mettere i puntini sulle “i”: sappiate che questo gatto non avrà nessuna relazione con me, non lo toccherò, non lo guarderò e non dormirà sul mio letto! Quindi entriamo in questa esposizione e io vengo immediatamente e irrimediabilmente rapito. Non dimenticherò mai la gabbia con i Maine Coon cuccioli brown, meravigliosi. Sono rimasto attratto da subito. Da lì a poco abbiamo preso il nostro primo Maine.
Scommetto che poi ha scelto il tuo letto…
AG: certo: pru pru … pru pru e cuore di pietra si è innamorato del gatto. Poi in casa mi stava rubando la mente, perché il gatto è un animale affascinante e intrigante, ti ruba la mente! Io ormai sono un innamorato perso del gatto.
Poi hai conosciuto il mondo delle esposizioni?
AG: sì e mi annoiavo un po’ soprattutto quando i giudizi erano finiti. Allora qualcuno mi propose di aiutare uno steward, una volta e poi un’altra, poi ho compiuto 16 anni (età minima prevista dalla FIFE per fare lo steward) e ho continuato a farlo abitualmente. Mi appassionavo sempre di più e mi interessavano sempre di più anche le altre razze, non solo i Maine Coon ma anche tutte le altre. Cercavo di capire cosa faceva un Birmano più bello di un altro, le caratteristiche del Norvegese, e così via. Frequentando spesso le mostre si ha la possibilità di conoscere anche i giudici e furono loro a farmici pensare per la prima volta. Alla mia domanda: secondo voi io potrei? Luigi Comorio, Gianfranco Mantovani e Mario Ottino diedero il primo stimolo e la prima iniezione di fiducia.
Da quel giorno ad oggi sono passati quindi 6 anni: percorso lungo, faticoso e dispendioso…
AG: Dispendioso sì ma se la passione è forte… impegni tutto lì. Vedo altri ragazzi della mia età chi ha la passione della macchina, chi la passione della moto e mettono tutti i loro soldi lì. Io ho la passione delle esposizioni feline e non vedo l’ora che venga il week-end per andarci. Ho rinunciato volentieri a tante cose (le discoteche e non solo) perché poi l’indomani mattina alle 4 si partiva per andare a Bologna, Padova o Verona…
La passione dei giudicare è diventata più grande della passione di allevare?
AG: sono 2 cose diverse: quando giudichi ti confronti con tutte le razze mentre il percorso dell’allevatore è lungo e indirizzato verso una razza sola. Una cosa è avere una cucciolata e seguire tutti i cuccioli come fossero tuoi bambini, mentre quando giudichi sono importanti solo le caratteristiche del gatto.
Non pensi mai che in realtà quando valuti un gatto stai giudicando il lavoro di un collega allevatore?
AG: ci penso ma non sono condizionato. Magari hai in mano un bellissimo Sacro di Birmania, che è una delle razze più difficili da allevare, e sai che per arrivare quel risultato l’allevatore ha lavorato sodo per anni. Poi hai un altro bellissimo gatto che rispetta in tutto e per tutto lo standard. Per un attimo puoi anche essere tentato di metterti nei panni dell’allevatore poi però ti ricordi che sei un giudice e sei chiamato a giudicare il gatto, non il lavoro dell’allevatore e devi preferire il gatto più bello.
La passione si sprigiona con i Maine Coon poi dopo arrivano altri gatti… che sono l’antitesi del MC!!!
AG: Sono tutto l’opposto! Il muso lungo –corto, le orecchie alte – basse, occhi leggermente ovali - rotondi… con il Persiano è tutto diverso, deve piacerti e non a tutti piace. Devi vederne veramente tanti per apprezzarli nei particolari, prima di cominciare a capire come devono essere devi guardarli, devi stare con gli allevatori che ti spiegano e ti insegnano tante cose, e non è così facile perché l’élite è ancora più ristretta, praticamente è la razza con cui hanno iniziato quasi tutti. I giudici in attività da più tempo hanno praticamente iniziato quasi tutti con i Persiani. Per esempio ci potevano essere esposizioni con mille gatti Persiani di cui 200 erano maschi neri!!! 100 tartaruga! E io sono anche appassionato della storia dell’Anfi, a casa ho tutti i giornaletti anche vecchi di prima che nascessi, degli anni ‘50 e ’60. Così mi sono appassionato anche dei Persiani e mia mamma per il 18° compleanno mi ha regalato il Nando … che è una chicca (WW 07 JW GIC NANDO del FALCO D'ORO… lui lo chiama Chicca… Sorbole che regalo Michela, peccato non averti conosciuta quando i 18 li ho fatti io!). Ma a me è presa talmente tanto la passione per i gatti che non esiste una razza di cui non percepisco la bellezza e la magia.
Fin qui abbiamo parlato di estetica, che mi dici del carattere?
AG: In expò ormai i gatti li vedi come sono a casa. Il Persiano per esempio dopo anni e anni di selezione ha perso quasi tutta la felinità, il Birmano è un po’ più nervosetto, i Maine Coon se sono nervosi con le stazze che hanno possono diventare pericolosi. Per questo ha senso che prima di diventare allievo giudice si debba fare una buona carriera da steward, perché in questo modo impari a manipolare i gatti, e se sai maneggiarli i gatti lo sentono, se hai la presa sicura riesci a valutarli bene. Se trasmetti insicurezze non saranno sufficientemente rilassati per farsi misurare, soppesare e quel che serve per fare un giudizio approfondito. È fondamentale ed è un complimento che mi è sempre stato fatto: oggi ho giudicato 20 Sacri di Birmania e non ce n’è stato uno che abbia soffiato. Ci vuole la sensibilità di sapere quando fermarsi, quando alleggerire la pressione, quando non insistere in certe zone, fin dove mi posso spingere.
Dicci una cosa su cui girano parecchie leggende metropolitane, quanto conta lo studio della teoria per diventare giudice?
AG: parecchio, è tantissimo complicato. Io ho fatto un esame davvero molto molto difficile. Però è fondamentale. È importante avere il colpo d’occhio ma non basta. Ci sono tabelle da applicare, ci sono standard da conoscere benissimo e da tenere come base di partenza. Poi solo dopo aver utilizzato tutto questo e con gatti a pari punteggio allora conta anche il colpo d’occhio. Ma sono pochi quei casi lì. Io avendo appena studiato tutti gli standard della seconda categoria per sostenere l’esame sono convinto che tutti gli standard siano da rivedere, soprattutto quello dei Maine Coon. A partire dalla scala dei punti: scrivono 10 punti per le orecchie (5 + 5) ma oggi tutti i giudici le orecchie le guardano tanto. Se leggi solo lo standard vedi un gatto che è quello di qualche anno fa. Anche parlando con altri giudici la necessità è sentita.
Per lo studio delle lingue invece?
AG: io non parlo un inglese madrelingua, il francese l’ho studiato a scuola, col tedesco invece proprio niente da fare! L’importante è avere un buon inglese anche perché il materiale da studiare è tutto in inglese, quindi la lingua è un ostacolo solo se proprio non ti trovi con l’inglese!
Ti sei diplomato giudice con un punteggio molto alto. Cos’ha fatto la differenza? Lo studio o la passione?
AG: lo studio! Io soprattutto le ultime due settimane ci ho dato dentro che neanche un esame all’università ho mai preparato così bene! E poi la passione mi ha fatto accumulare conoscenze negli anni. Da quando sei allievo giudice in poi la strada è lunga, devi andare all’estero e al Nord, a vedere diverse tipologie di gatti per capirne sempre di più. Io devo ringraziare tantissimo Comorio che è stato un mentore fantastico: mi ha portato a vedere gatti mediocri e mi ha insegnato a giudicare gatti mediocri. Perché con un gatto bello è già difficile ma scegliere tra tre gatti mediocri è ancora più difficile. E quindi è il risultato di tanti elementi che si accumulano nel tempo.
Che mi dici del ruolo del Mentore?
AG: io ho avuto la fortuna di avere avuto un Mentore fantastico! Luigi Comorio lo ringrazierò sempre perché mi ha seguito da quando ero steward fino a portarmi a diventare giudice. Poi diciamo che ne ho avuto più di uno di mentori che mi hanno voluto aiutare, Gianfranco Mantovani, Mario Ottino, Sandra Ferrini mi hanno tutti preso sotto l’ala un po’ dall’inizio e devo ringraziare tutti loro. E ora sta a me, come hanno detto loro: hai voluto la bicicletta? E mo’ pedala!
Paura degli allevatori?
AG: no! Nessuna. Quando giudichi sei sempre in primo piano. Sei esposto e quando sei esposto sei soggetto a critiche, fanno parte del gioco. Se hai paura delle critiche non fai il giudice. Devi essere sicuro e praticare quello che sai. Il giudice deve essere un elemento a sé: deve essere devoto a giudicare il gatto, meno ha altre cose per la testa meglio è. Io trovo bellissimo arrivare in mostra e giudicare il gatto dimenticandomi per 4 o 5 ore di tutto il resto.
Ultimo argomento le speciali di razza.
AG: Sono una cosa utile e bellissima. Le nostre (del Maine Coon Club) sono quelle organizzate meglio e che riescono meglio. Molti Club hanno preso spunto da queste per organizzare le loro. Forse sarebbe il caso di armonizzare le speciali di razza e creare un modo generale, uno standard anche per andare incontro ai Club più piccolini o a quelli appena nati che senza un riferimento generale fanno più fatica. Come organizzazione trovo che le speciali del Maine Coon Club siano quelle che riescono meglio sia come organizzazione che come qualità di gatti, adesso i MC in Italia hanno raggiunto un livello davvero elevato.
VM: quindi il prossimo WE esordisci come giudice a una speciale di razza a Lione?
AG: sì in Francia avremo Birmani di buona qualità, sono molto curioso di vederla!
Fai un pronostico. Tra quanto ti chiameranno a giudicare a una mondiale?
AG: quello è un bel risultato per un giudice. Come giocare la Champions League. Spero che da qui a 10 anni mi chiameranno..
Noi gli auguriamo di tutto di più con minore attesa...